il parco del ticino
 





                    www.parcoticino.it        http://ticinoffroad.too.it


Il Parco Lombardo del Ticino - primo parco regionale d'Italia - nasce nel 1974 per difendere il fiume e i numerosi ambienti naturali della Valle del Ticino dagli attacchi dell'industrilizzazione e di un'urbanizzazione sempre più invasiva. Il consorzio che gestisce il Parco, di cui fanno parte 47 Comuni e 3 Province, governa un territorio di oltre 91mila ettari, applicando un sistema di protezione differenziata alle aree naturali, agricole e urbane. L'obiettivo è conciliare le esigenze della protezione ambientale con quelle sociali ed economiche delle numerose comunità presenti nell'aria, una delle più densamente popolate d'Italia. Una sfida difficile, ma possibile, la cui parola d'ordine e "sviluppo sì, ma sostenibile". 
Il Parco si può vedere e visitare i mille modi: a piedi, in bici, in canoa, in carrozza, a cavallo…
L’importante è non lasciare traccia del proprio passaggio nei boschi, nei campi e nelle strade sterrate che si attraversano; si entra nel Parco in punta di piedi e si sosta nelle aree attrezzate senza provocare disturbo alla fauna selvatica e senza alterare i delicati equilibri degli ecosistemi. Ogni anno più di ottocentomila persone visitano il Parco, il dato fa capire l’importanza ai fini sociali di questa area protetta incastonata come un polmone verde nel bel mezzo di una delle zone più industrializzate e più densamente popolate del mondo. Quelli che di seguito riportiamo sono alcuni esempi di percorsi che il turista può trovare sul Ticino, percorsi naturali dove l’arte e la storia si intrecciano in una speciale simbiosi.

Il fiume Ticino Il Ticino nasce in Svizzera. La sua sorgente principale è in testa alla val Bedretto, al Passo di Novena, a circa 2.480 metri di quota, mentre un’altra sorgente è nei pressi dell’Ospizio del San Gottardo e si congiunge alla prima
ad Airolo. Dopo un percorso selvaggio (da vedere le gole di Stalvedro e del monte Piottino), all’imbocco della piana di Magadino il Ticino viene imbrigliato in argini che ne fanno un banale canale fino al delta con cui sfocia nel Lago Maggiore. Ne esce nei pressi di Sesto Calende per proseguire il suo corso fin oltre Pavia dove, in località Ponte della Becca, unisce le sue limpide acque a quelle limacciose del Po. 
La lunghezza complessiva è di 248 chilometri, 110 dei quali interessano il territorio dei Parchi omonimi. Geomorfologicamente la valle del Ticino è caratterizzata da una forma detta "a cassetta": il fiume si è infatti scavato una vallata in tutti gli ambienti attraversati (colline moreniche, pianalti e pianura) piuttosto stretta nella parte superiore e più ampia in quella centrale. Seguendo il corso del suo alveo, si può notare che il dislivello tra la pianura e il greto diminuisce man mano che ci si allontana dal Lago Maggiore:nel tratto da Sesto Calende a Somma Lombardo il Ticino scorre tra le colline moreniche con una forte differenza di quota; ad Oleggio il dislivello tocca i quaranta metri, mentre a Vigevano i venti.Per quanto riguarda la configurazione dell’alveo si può dire che il corso del Ticino, tra Oleggio e Motta Visconti,è composto in generale da uno o più rami principali con isole di sabbia e ghiaia
che creano diramazioni e canali, estremamente variabili per dimensioni e portata. Il sistema tocca la massima complessità a valle di Vigevano. Il corso del fiume è in costante evoluzione, soggetto a incessanti modificazioni e con un equilibrio dinamico che è elemento fondamentale per il mantenimento del valore ecologico del fiume e della sua vallata. Negli ultimi venti chilometri il fiume torna a corso unico, anche se abbastanza tortuoso, con sponde ben definite all’interno della piana alluvionale.Interventi di contenimento delle sponde con pietre e blocchi in cemento, iniziati massicciamente dagli anni Cinquanta, hanno di fatto limitato la nascita di nuove "lanche". Queste sono parti del fiume, in corrispondenza di anse, pian piano escluse dal percorso della corrente e in seguito del tutto isolate dal corso del fiume. Addirittura le vecchie lanche
tendono ad interrarsi a causa di sedimenti che si depositano nel corso delle piene, diventando terreno fertile per la vegetazione palustre. La quale, inevitabilmente, ostruisce e colma i fondali.

  Il Naviglio Grande
www.naviglimilanesi.it
Il Naviglio Grande è un canale navigabile dell'Italia settentrionale, situato in Lombardia. Nasce prendendo acqua dal Ticino nei pressi di Tornavento, 23 chilometri a sud di Sesto Calende e finisce nella darsena di Porta Ticinese a Milano. Ha una pendenza totale di 34 metri su una lunghezza di 49,9 km.
Nel ramo Tornavento - Abbiategrasso ha una larghezza
variabile dai 22 ai 50 metri, mentre nel ramo Abbiategrasso-Milano si restringe anche fino a 15 metri riducendosi a 12 nel tratto terminale. La portata è di 63 m³ di acqua al secondo, ridotta a 12 all’ingresso in darsena, a motivo delle 116 bocche irrigatorie che danno acqua ad un comprensorio di circa 50.000 ettari. Il Naviglio Grande, è stato il primo ad essere realizzato in Europa, e storicamente il più importante dei Navigli milanesi, nonché una delle grandi opere di ingegneria che sin dall’alto Medioevo strutturano il territorio lombardo, consentendo lo sviluppo dei commerci, dei trasporti e dell’agricoltura. Probabilmente le sue origini vanno ricondotte ad un fossato di difesa contro Barbarossa, scavato nel 1157 tra Abbiategrasso e Landriano. 
Nel 1177 inizia la realizzazione del "Navigium de Gazano" effettuando uno scavo all'altezza di Tornavento per prelevare l'acqua dal Ticino. I lavori si interrompono praticamente subito, di fronte ad ostacoli apparentemente insormontabili, per riprendere due anni dopo, nel 1179. Viene costruita una diga e l'acqua viene incanalata verso Turbigo,
Castelletto di Cuggiono, Bernate e Boffalora puntando verso Gaggiano che viene raggiunto nel 1233. Per questi primi 30 chilometri di canale vennero impiegati oltre 50 anni di duro lavoro, effettuato da operai armati solamente di badili e picconi. Per aumentarne la portata, nel 1239, si realizzano opere di presa dalle parti di Turbigo. Nel 1258 il Naviglio Grande è alle porte di Milano, servono soldi per proseguire e vengono imposte nuove tasse per finanziare gli scavi. I lavori si fermano di nuovo di fronte all'opposizione del popolo e soprattutto del clero. Una completa navigazione del Naviglio fu possibile solo a partire dal 1272, quando, ad opera di Giacomo Arribotti furono conclusi i lavori di abbassamento e allargamento del fondo; il canale arrivò presso il ponte di Sant'Eustorgio, all'altezza cioè dell'attuale Porta Ticinese, e Milano fu collegata al Lago Maggiore, tramite il Ticino.
Il Naviglio Grande è stato realizzato soprattutto per irrigare, ma è stato presto utilizzato per trasportare merci. Da Milano con l'utilizzo di "barconi" chiamati cobbie, risalivano verso il Lago Maggiore e la Svizzera sale, grano, vini, manufatti, tessuti, stoviglie, letami e ceneri; a Milano giungevano bestiame, formaggi, fieno, carbone, legname e, dal Lago Maggiore, sabbia, marmi e graniti da costruzione. Ci fu poi la necessità di collegare il laghetto di Sant'Eustorgio alla fossa interna di Milano, per poter trasportare le pietre e i marmi necessari alla fabbricazione del Duomo. Per attuare ciò fu introdotta l'innovazione della "conca" ovvero di un sistema che, con l'utilizzo di due chiuse, regolava la variazione del livello dell'acqua per consentire alla barca di transitare e raggiungere piazza Santo Stefano.
Il 15 marzo 1386 il Conte Gian Galeazzo Visconti posò la prima pietra del Duomo di Milano. La data è importante perché con la costruzione del Duomo non solo il Naviglio Grande si afferma come la prima e più preziosa via di comunicazione di Milano, ma dimostra che il trasporto sull'acqua può moltiplicarsi e costruire una rete di idrovie al servizio di tutta la regione. Il trasporto fluviale consentì anche un collegamento più efficace fra i diversi castelli posti a difesa della Signoria, soprattutto per quanto riguardava il trasferimento più rapido delle truppe. Nel 1603, la darsena e il vecchio lago di Sant'Eustorgio furono trasformati in porto di Milano dal governatore spagnolo De Fuente; in questo specchio d'acqua i milanesi, pescavano, vedevano approdare i "barconi" provenienti dal Ticino e facevano il bagno. 
Tra il 1830 e la fine del secolo, l'attività della darsena è più fiorente che mai, si registra una media di 8.300 barche tra maggiori e minori in entrata e uscita, per un movimento complessivo di 350.000 tonnellate l'anno. Durante la seconda guerra mondiale i Navigli registrano un ulteriore incremento dei traffici: l'aviazione degli alleati colpisce le normali vie di comunicazione terrestri, e la navigazione fluviale si presenta come una valida alternativa per movimenti di merci. Anche gli anni che seguono la fine del conflitto vedono il Naviglio risorgere con grande vitalità: nel 1953 la darsena di Porta Ticinese è al tredicesimo posto nella classifica dei porti nazionali per ricevimento merci. Sono comunque gli ultimi anni di un grande periodo di splendore che non vedrà una nuova alba.Il costo delle merci trasportate è diventato molto alto, e viene fatto apparire
volutamente più alto per i forti interessi verso il trasporto su gomma. Il 30 marzo 1979 l'ultimo barcone ormeggia alla darsena, scaricando l'ultimo carico di sabbia. Da quel giorno sui Navigli solo l'acqua continuerà a scorrere, ma solo per irrigare i campi, come era nelle prime intenzioni. Solo negli anni recenti un programma regionale per la valorizzazione dei Navigli lombardi ha consentito il recupero (in parte finanziato dalla Regione Lombardia) di numerosi edifici storici nei comuni attraversati dal Naviglio Grande, nonché degli approdi e delle sponde dello stesso; è in fase di ripristino di un servizio turistico di navigazione, dal comune di Abbiategrasso fino a Castelletto di Cuggiono.

 

Tornavento
 Della località di Tornavento si hanno notizie dal 1263 quando vi abitava un certo Zanolo Lamperti. In un atto del 1465 del notaio lonatese Stefanino Cane, con cui i fratelli della Croce affittavano ai fratelli Perotti campi, prati e boschi di Tornavento, è menzionato un terreno nella valle del Ticino subtus Castellatium, cioè che stava sotto una fortificazione antica e ormai cadente. Questa struttura poteva fungere da punto di riferimento utilissimo per chi, navigando con barca o barcone sul Ticino, fiume ancora rapido e vorticoso in questo tratto, voleva essere avvertito che era prossimo l'imbocco del Naviglio . Donde l'epiteto di torre segnaletica per i naviganti, turris naventium, italianizzato Tornavento, nome poi esteso anche alle case che sorsero dappresso. Si può ritenere che il castellazzo suddetto sia stato trasformato prima in residenza dei feudatari, infine nell'attuale villa Parravicino.Tuttavia vi sono indizi seri per un'origine romana di Tornavento: all'inizio del percorso tra i boschi che conduce all'antica dogana Austro-ungarica, sono stati trovati dei blocchi di laterizi che provengono da abitazioni romane presumibilmente del II secolo avanti Cristo.

La battaglia

Il 22 giugno 1636, nei dintorni di Tornavento, tra gli Spagnoli che occupavano il Milanese, capitanati dal marchese di Leganes, e l'esercito invasore dei francesi, alleato dei Piemontesi e comandati dal maresciallo di Crequi, fu combattuta nell'ambito della Guerra dei Trent'Anni una sanguinosa battaglia che lasciò 2000 morti nella brughiera. Una cronaca dettagliata di questo fatto d'armi si trova narrata diffusamente nell'Historia d'Italia di Girolamo Brusoni, edita nel 1656. Ogni anno l'evento è rievocato con una manifestazione folcloristica.
Il porto di Tornavento 
Storicamente in territorio di Lonate, ma non lontano dall'abitato di Tornavento da cui lo si poteva osservare dall'alto, era edificato il "porto", cioè il traghetto per il trasporto di uomini e merci attraverso il fiume Ticino. Questa realtà importantissima, che pure teneva occupate per il suo funzionamento pochissime persone, era certamente più antica del primo documento finora reperito che ne fa menzione: la concessione in affitto della struttura nell'anno 1421 da parte del comune di Lonate, che ne divideva proprietà e diritti con il comune di Oleggio. Il comune di Lonate concedeva, limitatamente alla quota di sua spettanza, ad Antonio da Cardano, gestore anche del porto di Castelnovate, il diritto di traghettare
attraverso il Ticino con le due navi di comproprietà Lonate-Oleggio che allora valevano 34 fiorini d'oro. La bastia era allora sulla sponda di Oleggio.
Il porto dovette cambiare posizione più volte, in obbedienza ai cambiamenti di letto del grande fiume. Nel 1499 un Piantanida di Oleggio vendette a un nobile Modoni di Lonate un terreno con edifici sulla sponda di Oleggio ad portum novum. Nel 1536 è riconosciuto ai comuni di Lonate e di Oleggio il diritto di "mutare" il porto "de loco ad locum ad eorum libitum". Nel 1636, nei giorni precedenti la battaglia di Tornavento o del Panperduto di cui si è detto sopra, i soldati franco-sabaudi invasori del ducato di Milano, "trovandosi il porto dalla parte di là, lo presero et lo trattennero così incordato". Nel 1783 il porto era affittato a certo Masser. Nel 1875 l'impianto era poco a valle del successivo ponte in ferro. Fornito di due barche unite dal soprastante palco munito di parapetto, il traghetto era assicurato con cavo e carrucola ad una fune tesa attraverso il Ticino e si muoveva da una sponda all'altra sfruttando la corrente dell'acqua, con opportuna manovra del timone. Pochi anni dopo, precisamente nel 1889, fu costruito sul Ticino per il raccordo tra Lonate e Oleggio un ponte di ferro che rese anacronistico il secolare traghetto.

Curiosità Va inoltre ricordato che la dizione "mängiä a Uf" (cioè magiare a "a scrocco") è nata in questi luoghi. Il motivo era dato proprio dai barconi che portavano i materiali per il Duomo recavano una sigla AUF cioè ad uso della fabbrica del Duomo e per queste non soggette a dazi.

 



 

 
  il sito ha già avuto 8601 visitatoridisperati  
 
Questo sito web è stato creato gratuitamente con SitoWebFaidate.it. Vuoi anche tu un tuo sito web?
Accedi gratuitamente